Promuovere gli investimenti delle imprese nelle tecnologie 4.0 per svecchiare gli impianti ed efficientare i processi: è questo l’obiettivo del Piano Transizione 4.0 

Sono passati ormai sei anni da quando il Piano venne presentato, nel settembre del 2016. Da allora, ha subito diverse modifiche, a partire dal nome e della platea di riferimento. 

Infatti, quando venne presentato il Piano aveva il nome di Industria 4.0, successivamente modificato in Impresa 4.0 e poi in Transizione 4.0. Un cambio di nome che indicava la volontà di adottare una strategia che promuovesse l’ammodernamento e la digitalizzazione di tutto il sistema imprenditoriale italiano. 

Lo scenario è nel frattempo mutato ulteriormente, soprattutto a seguito della crisi sanitaria che ha ridefinito anche i modelli di lavoro. Ultima novità in tal senso è il PNRR, che si propone di accelerare e sostenere la rivoluzione digitale avviata in maniera forzata dalla pandemia e ora necessità naturale dei paradigmi ibridi. 

 

Gli obiettivi del Piano Transizione 4.0 

Il Piano transizione 4.0 nasce per fornire uno shock a un sistema che da un ventennio era caratterizzato da un deficit di competitività crescente. 

il Paese stava ancora facendo i conti con le conseguenze delle due crisi economiche del 2008 e del 2012 – e le imprese non investivano più nelle nuove tecnologie. Gli stabilimenti italiani erano vecchi e poco efficienti.  

La dimensione del problema emerse con l’indagine di Ucimu-Sistemi per Produrre del 2015 (relativa al 2014). L’indagine evidenziò che l’età media dei macchinari presenti negli stabilimenti italiani era di 13 anni.  

Stimolare gli investimenti delle imprese verso una maggiore modernità e automazione si rendeva dunque necessario per aumentare la produttività e la competitività del sistema.  

 

Gli incentivi previsti dal Piano Transizione 4.0 

Il Piano introduce il credito d’imposta per agevolare gli investimenti in beni e attività che promuovono l’innovazione e la digitalizzazione all’interno delle aziende.  

Vengono previste diverse aliquote e massimali di agevolazione per gli investimenti effettuati nel 2021, oppure entro il 30 giugno 2022. L’estensione si applica solo agli ordini accettati dal venditore e saldati dall’azienda almeno per il 20% entro fine 2021.  

Per quanto riguarda i beni materiali 4.0 – quelli cioè elencati nell’Allegato A – viene stabilito il credito d’imposta nella misura del: 

  • 50% della spesa sostenuta per investimenti fino a 2,5 milioni di euro. Nel 2022 l’aliquota scende al 40% 
  • 30% (per il 2021, percentuale che scende al 20% nel 2022) della spesa per investimenti da 2,5 a 10 milioni 
  • 10% per investimenti da 10 a 20 milioni. In questo caso, l’aliquota rimane invariata anche per gli investimenti effettuati nel 2022.  

 

Le agevolazioni per i software 4.0 e per i beni non 4.0 

Per i beni immateriali 4.0 (elencati nell’Allegato B), il Piano prevede per il biennio 2021-2022 un’agevolazione al 20%. Per questi beni, il massimale della spesa è di 1 milione di euro. 

Il Piano Transizione 4.0 prevede, sempre per il biennio, un’agevolazione anche per i beni materiali e immateriali non 4.0 (ex superammortamento). 

Per questi, l’aliquota del credito d’imposta è del 10% nel 2021 e del 6% nel 2022. Inoltre, l’agevolazione non è fruibile soltanto dalle imprese, ma anche dai professionisti. 

 

Il credito d’imposta per le attività di ricerca, sviluppo e innovazione 

Il Piano punta ad agevolare tutte le attività finalizzate all’efficientamento dei processi e dei prodotti. Per questo, viene anche introdotto il credito d’imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo. 

Per queste spese, l’agevolazione prevista dal Piano Transizione 4.0 è del 20%, con un massimale di spesa di 4 milioni di euro. Per le attività di innovazione o per attività̀ di design e ideazione estetica l’aliquota è, invece, del 10%, applicabile agli investimenti di un importo massimo di 2 milioni di euro. 

Inoltre, il Piano prevede un’agevolazione anche per gli investimenti in attività di innovazione con finalità orientate a un obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0. Per queste, l’aliquota è del 15%, con massimale di 2 milioni di euro.  

 

Piano Transizione 4.0, il credito d’imposta per la formazione 

La transizione digitale non richiede solamente le giuste tecnologie. Un ruolo cruciale lo giocano le competenze che sono, tuttavia, uno dei punti più deboli per le nostre imprese. 

Per questo, il Piano Transizione 4.0 introduce anche un credito d’imposta per la formazione 4.0, volto a coprire le spese sostenute dall’azienda. In queste rientrano le spese per la partecipazione dei dipendenti alle attività di formazione, per il personale formativo specializzato e per i progetti inerenti.  

La normativa prevede un’agevolazione del 50% (per un tetto massimo di 300,000 euro) per micro e piccole imprese. L’aliquota scende al 40% per le medie imprese e al 30% per le grandi aziende, con un massimale di spesa di 250,000 euro.