Raggiungere una maggiore efficienza produttiva è una delle necessità più stringenti per le imprese manifatturiere per restare competitive e cavalcare i trend emergenti.  

Con la quarta rivoluzione industriale, infatti, la manifattura sta affrontando grandi cambiamenti. L’attenzione si sta spostando da una produzione di massa a una produzione personalizzata, che ha comunque bisogno di poter contare su grandi volumi. 

Al tempo stesso, la maturità raggiunta dalle tecnologie 4.0, impone alle aziende di spostare il focus dal prodotto al servizio per mantenere un vantaggio competitivo.  

Cambiamenti che sono stati accelerati dalla pandemia, che ha evidenziato la necessità di una maggiore efficienza, flessibilità e resilienza del settore.  

Insieme alla digitalizzazione, la pandemia ha amplificato anche l’attenzione alla sostenibilità dei processi produttivi, rendendo ancora più importante una gestione smart degli asset aziendali.  

Sfide che nessuna azienda può affrontare da sola. Ecco perché, in un tale scenario, gli ecosistemi IoT diventano strategici per la competitività delle aziende.  

 

Efficienza produttiva, il contributo delle tecnologie IoT 

Sfide importanti, che richiedono una gestione più intelligente degli impianti, dei processi e degli asset aziendali. E in questo le tecnologie IoT vengono in aiuto alle aziende.  

Sensori IoT posizionati sui macchinari, infatti, consentono all’azienda di avere un quadro completo e in tempo reale delle condizioni sia del macchinario che degli ambienti produttivi.  

I dati raccolti vengono poi analizzati dalle piattaforme IoT e trasformati in informazioni preziose all’azienda. Informazioni che permettono agli operatori di prendere decisioni più consapevoli e basate su quanto effettivamente sta accadendo all’interno degli impianti. 

Questi insight possono poi essere messi a frutto grazie alle numerose applicazioni sviluppate e sviluppabili all’interno degli ecosistemi IoT. Applicazioni che permettono di efficientare molti dei processi che avvengono all’interno dell’impianto.  

Dall’analisi della disponibilità del singolo macchinario alla produttività dello stabilimento, alla riduzione del consumo energetico, alla manutenzione predittiva. Grazie alla partecipazione agli ecosistemi di open innovation, le aziende possono sfruttare appieno le potenzialità delle tecnologie 4.0. 

 

Come nascono gli ecosistemi IoT: il passaggio all’open innovation 

Tra i cambiamenti introdotti dalla quarta rivoluzione industriale, infatti, vi è proprio l’approccio all’innovazione. Si è passati, infatti, a un approccio più aperto, definito “open innovation”. Aziende che un tempo si guardavano come competitors ora collaborano insieme in progetti di innovazione che restituiscono un vantaggio competitivo a tutti i partecipanti. 

Proprio la necessità di una maggiore efficienza produttiva è uno dei fattori che traina il rapido sviluppo degli ecosistemi IoT. 

Esigenza che si scontra con un parco macchine ancora piuttosto vecchio. Secondo la più recente indagine Ucimu- Sistemi per produrre, infatti, l’età media del parco macchine italiano è di 14 anni e 5 mesi.  

Pertanto, le aziende si trovano spesso a fare i conti con macchinari basati su linguaggi di comunicazione diversi, perché provenienti da diversi fornitori. 

Inoltre, negli impianti convivono spesso macchinari nuovi con altre attrezzature più datate. Macchine che, tuttavia, per efficientare i processi, hanno bisogno di “parlarsi”.

 

Efficienza produttiva, il nodo delle competenze 

Al tempo stesso, le aziende si trovano a fare i conti anche con i problemi legati al capitale umano. Da un lato, la forza lavoro della manifattura sta progressivamente invecchiando, senza che il settore riesca ad attirare abbastanza giovani per poter sostituire gli operatori vicini al pensionamento. 

Dall’altro, la rapida evoluzione di queste tecnologie richiede competenze digitali che le aziende faticano a trovare, soprattutto le aziende di piccole e medie dimensioni. Aziende che però costituiscono la spina dorsale del sistema imprenditoriale italiano e che sono dotate di grande potenziale innovativo.  

A fronte di questo grande potenziale, i costi degli investimenti e la mancanza di profili adeguati costituiscono importanti barriere per le PMI. Non solo per quanto riguarda il mercato nazionale, ma anche per le opportunità che potrebbero avere oltreconfine. 

 

I vantaggi di fare ecosistema 

Fare ecosistema vuol dire partecipare a un ambiente innovativo aperto basato su regole condivise. Regole che proteggono l’ecosistema stesso (come nel caso degli standard di sicurezza) e ne promuovono l’innovazione. 

Proprio perché vi è nella manifattura una grande carenza di profili e competenze specializzate, questi ecosistemi permettono di rispondere alle esigenze delle aziende. 

Tutti i partner, infatti, hanno accesso alle applicazioni sviluppate da tutti i componenti dell’ecosistema stesso. Inoltre, la condivisione di un linguaggio di comunicazione fornisce un valore aggiunto alle aziende, che possono rispondere meglio alle esigenze dei propri clienti. 

Clienti che spesso hanno la necessità di interfacciarsi con diversi produttori di macchine per i vari processi aziendali e hanno bisogno che queste macchine si parlino.  

Fare parte di un ecosistema IoT va a vantaggio di tutti i partner, dalle grandi aziende alle PMI e alle start-up. Le prime possono sfruttare il grande potenziale innovativo che spesso caratterizza queste aziende. 

Allo stesso modo, l’ecosistema fornisce una vetrina a queste piccole aziende, che possono sfruttare la reputazione di brand più affermati per farsi conoscere al grande pubblico.  

Il modello sistema, inoltre, promuove la condivisione e la contaminazione delle conoscenze all’interno del settore. Questo permette ai vari player non solo di cavalcare i trend di cambiamento, ma di anticiparli e promuovere una maggiore efficienza produttiva lungo tutta la catena di fornitura.